Uno dei settori economicamente più colpiti
dagli effetti collaterali del Coronavirus è stato quello immobiliare; il lockdown
imposto a causa della pandemia ha, di fatto, determinato uno stop temporaneo alle
compravendite e, con esse, alla richiesta di mutui. Con l’allentamento delle
restrizioni, però, il settore sta poco per volta tornando alla normalità; ma come
sono cambiati i tassi in Italia, in Europa e in alcuni dei principali Paesi al
mondo? Per rispondere a questa domanda Facile.it
e Mutui.it hanno analizzato gli indici in 18 Stati scoprendo che, fra questi, l’Italia
è la nazione dove chiedere un finanziamento costa meno.
Il
confronto europeo
L’analisi, realizzata a metà maggio, è
stata effettuata prendendo in considerazione un immobile di valore pari a
180.000 euro, una richiesta di mutuo di 120.000 euro ed un piano di
restituzione ventennale.
Come detto, nessuno tra gli Stati considerati
per l’indagine batte l’Italia; nel nostro Paese questo tipo di finanziamento
è indicizzato con TAEG tra 0,75% e 0,80% se fisso e fra 0,73%
e 0,77% se variabile.
L’Italia si assicura anche un secondo
primato: è l’unico Paese tra quelli analizzati dove, di fatto, la distanza in
termini di punti percentuali tra tasso fisso e variabile si è azzerata e, in
alcuni casi, il primo risulta addirittura più conveniente rispetto al secondo.
In Europa, guardando al tasso fisso, si
avvicinano ai valori italiani solo la Francia, dove il mutuo viene indicizzato
allo 0,80% e la Germania (0,83%). Fanno peggio, invece,
alcuni Paesi europei che, tradizionalmente, avevano tassi di interesse più
contenuti o comunque simili a quelli italiani: è il caso della Spagna,
dove il finanziamento è indicizzato all’1,20%.
Sempre restando entro i confini del Vecchio
Continente, si vede come le indicizzazioni del tasso fisso (considerando il
TAEG) vadano dall’1,40% della Danimarca, al 2,02% della Norvegia sino al 3,20% rilevato nel Regno
Unito.
Sebbene per
queste due nazioni sia stato possibile rilevare solo il TAN e non il TAEG, è
evidente come anche in Svizzera e in Grecia i mutuatari si
trovino a pagare tassi notevolmente maggiori e pari, rispettivamente, all’1,26%
e al 4,82%.
Anche
rispetto al tasso variabile, in Europa, tra i Paesi analizzati, nessuno fa
meglio dell’Italia e le offerte rilevate vanno dallo 0,80% della Spagna, fino
al 3,10% del Regno Unito.
Oltre
i confini europei
L’analisi di Mutui.it e Facile.it non si
è fermata alla sola Europa e ha verificato quali siano le condizioni applicate
ai finanziamenti anche in altre parti del mondo, considerando però, come indice
di riferimento rilevabile in ciascuna nazione, non il TAEG, ma il TAN.
Guardando ai tassi fissi, gli indici
variano dall’1,85% di Singapore al 2,60% del Giappone, dal 3,24%
del Canada al 4,65% della Cina. Negli Stati Uniti, nonostante
i valori siano scesi ai minimi storici nelle ultime settimane, il fisso
resta intorno al 3%, vale a dire sei volte quello italiano (0,50%).
Guardando ai tassi variabili, invece, si
va dall’1,68% di Singapore al 2,10% rilevato in Canada, dal 2,50%
di Hong Kong al 2,69% dell’Australia.
Discorso a parte meritano economie emergenti
come il Brasile o la Russia; nonostante siano ancora nel pieno
della Pandemia, i tassi fissi rilevati, se paragonati a quelli italiani, risultano
davvero proibitivi; rispettivamente il 7,15% e il 10%.
«Uscendo dall’Unione Europea gli indici di riferimento
che determinano i tassi applicati ai mutui variano da zona a zona e questo, in
parte, spiega una situazione così disomogenea tra una nazione e l’altra», commenta Ivano Cresto,
responsabile mutui di Facile.it. «Inoltre
bisogna considerare che gli indici applicati dalle banche tengono sempre conto dei
tassi di riferimento della zona, che cambiano in base alla moneta: per questo
motivo tendono ad essere più alti in quei paesi dove vi è una prospettiva di crescita
e inflazione maggiore e più contenuti nelle economie più mature».
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