Aumenta
l’importo medio richiesto dagli aspiranti mutuatari, cresce quello
effettivamente erogato dagli istituti di credito e calano i tassi di interesse; sono queste alcune delle evidenze
emerse dall’osservatorio congiunto di Facile.it e Mutui.it, che ha tracciato un
bilancio sull’andamento del mercato dei mutui nel primo semestre dell’anno analizzando
un campione di oltre 60.000 richieste raccolte dai due portali tra l’1 gennaio
e il 30 giugno 2019.
Importi richiesti ed erogati in aumento
Il primo
segnale positivo è quello relativo agli importi; nei primi sei mesi del 2019 la
richiesta media presentata agli istituti di credito è cresciuta del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2018, stabilizzandosi
a 132.603 euro. In aumento, anche
seppur in misura più contenuta, l’importo
medio erogato dalle banche, pari a 128.681
euro, vale a dire l’1% in più
rispetto al primo semestre 2018.
«L’aumento
moderato dell’importo medio erogato può essere letto in funzione di una
maggiore prudenza da parte delle banche, soprattutto verso le pratiche di mutuo
legate a finanziamenti ad alto LTV», spiega Ivano Cresto,
responsabile mutui di Facile.it. «Nonostante questo, però, la tendenza a
concedere credito nel corso del primo semestre è stata complessivamente
positiva e ci aspettiamo possa continuare a crescere ulteriormente nella
seconda parte dell’anno, anche grazie al calo dei tassi di interesse registrato
negli ultimi mesi.».
Stabile, invece, la durata media dei mutui richiesti; chi ha presentato domanda di
finanziamento in questa prima parte del 2019 ha puntato a un piano di
ammortamento in 22 anni.
Nuovi record per Irs e Euribor, ma salgono
gli spread
Dal punto di
vista dell’offerta di nuovi mutui, il primo semestre dell’anno è stato
caratterizzato da un calo dei tassi di
interesse, soprattutto quelli fissi. Determinante, da questo punto di
vista, è stata la caduta dell’indice
europeo IRS; prendendo in esame l’andamento
di quello a 20 anni, da gennaio a giugno il suo valore sì è quasi dimezzato passando
da 1.30 a 0.73 e toccando nei primi giorni di luglio il suo minimo storico, 0.64. Calo mitigato in parte dalle politiche
delle banche che, al contrario, hanno ritoccato
al rialzo i loro spread; se si guarda alle migliori proposte a tasso fisso,
da gennaio a giugno gli spread bancari sono cresciuti, in media, in una forbice
compresa tra i 10 e i 40 punti base.
Al netto
delle politiche bancarie, i TAEG
offerti alla clientela sulle nuove erogazioni a tasso fisso sono comunque diminuiti nel corso del primo semestre;
a giugno 2019, per un mutuo fisso da 124.000 euro da restituire in 25 anni, il Tasso
Annuo Effettivo Globale è risultato più basso tra i 25 e i 55 punti base
rispetto a gennaio; vale a dire un risparmio mensile compreso tra i 15 e i 30 euro.
Anche sul
fronte dell’offerta di nuovi mutui a tasso
variabile, il primo semestre del 2019 è stato caratterizzato da un nuovo record storico per l’indice Euribor che
è tornato a calare dopo 3 anni di stabilità; a giugno 2019, l’Euribor a 1 mese
è sceso a -0.39. Sui mutui a tasso
variabile la politica in termini di spread applicato dalle banche è stata meno
uniforme; non tutte hanno ritoccato il valore e anzi, in alcuni casi, è stato
ridotto, mentre per chi è intervenuto al rialzo, l’aumento è stato più morbido,
compreso tra i 10 e i 20 punti base.
Scelta del tasso, vince ancora il fisso
Continua a
crescere la percentuale di italiani che sceglie il tasso fisso; guardando alle richieste di mutuo presentate nel primo
semestre dell’anno, l’85% di chi ha fatto
domanda di finanziamento ha puntato ad ottenere una rata costante nel tempo; erano il 75% nel primo semestre del 2018.
La
percentuale è ancor più alta se si guarda ai mutui effettivamente erogati; in questo caso, il 90% di coloro che hanno ottenuto il
finanziamento nel primo semestre ha optato per un tasso fisso; erano l’80% lo scorso anno.
Il profilo del richiedente: aumentano gli
under 30
Guardando
alle richieste di mutuo emerge che, nel primo semestre, chi ha presentato
domanda di mutuo aveva, in media poco meno di 41 anni, valore in lieve calo
rispetto al primo semestre 2018, quando l’età media era pari a 41 anni e 4
mesi.
Determinante
nella riduzione di questo parametro è stato l’aumento del peso percentuale
degli aspiranti mutuatari under 30,
passati dal 13,6% al 14,4%.
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