Dalla
didattica a distanza alla sospensione di tutte le attività sportive e ludiche,
la pandemia ha avuto un impatto
significativo anche sulla vita e sulla quotidianità dei più piccoli tanto che oltre 6 genitori italiani su 10, pari a quasi
16,5 milioni di individui, hanno
dichiarato di aver sviluppato nuove
paure legate ai figli, paure che non avevano prima della pandemia. È questo
uno dei dati emersi
dall’indagine che Facile.it ha commissionato agli
istituti di ricerca mUp Research e Norstat e realizzata su un campione
rappresentativo della popolazione nazionale adulta*.
Le paure più diffuse
Ma quali
sono, nello specifico, le paure che i genitori hanno oggi per i propri figli?
Tra coloro che hanno ammesso di avere preoccupazioni che si sono manifestate
solo dopo il Covid-19, più di 1
rispondente su 3, pari a oltre 8,5
milioni di individui, ha dichiarato di temere che a causa dei lockdown
l'anno trascorso possa avere avuto un impatto
psicologico negativo sul proprio figlio.
Continuando
ad analizzare i dati dell’indagine è emerso che più di 1 genitore su 4 (26,8%), vale a dire circa 6,7 milioni di persone, ha ammesso di
essere preoccupato che la didattica a
distanza possa avere creato lacune
nella preparazione scolastica dei figli; pochi meno (6,5 milioni, 26,3%)
sono coloro che hanno manifestato la paura che i ragazzi usino i mezzi pubblici considerati come potenziale veicolo di
contagio.
Con il graduale allentamento delle restrizioni, inoltre, gli
studenti sono tornati e torneranno sempre più alla
quotidianità, sia per quanto riguarda le lezioni in aula che le attività di
svago e sportive; questa progressiva
normalità dopo più di un anno di limitazioni, però, ha destato in molti
genitori nuove paure tanto che, secondo l’indagine di Facile.it, sono più di 4 milioni e mezzo (18,1%) coloro
che hanno dichiarato di essere preoccupati che i figli possano incontrare gli amici. Tanti anche gli
italiani (circa 3,5 milioni) che addirittura hanno ammesso di aver paura di far rientrare i figli a scuola.
Ad avere sviluppato nuove paure sono soprattutto le mamme (67,1% vs 64,4% dei papà) e i residenti nel Meridione, dove la percentuale di coloro che ha ammesso di avere
preoccupazioni che si sono manifestate solo dopo lo scoppio della pandemia sale
al 74,9% (65,8%, invece, il dato a livello nazionale).
«Questa pandemia ha scatenato paure e incertezze che hanno
investito la nostra quotidianità e destabilizzato il “pianificato” futuro» - spiega la Psicologa Raffaela Messina - «Preoccupante
per i genitori è l’impatto che la chiusura della scuola e la didattica on line
ha sui bambini di ogni età. La distanza dagli amici, la mancanza di intesa tra
i banchi e della parola scambiata con il compagno, hanno reso l’apprendimento
una costrizione sterile. Irritabilità, disattenzione e ritiro sociale ne sono
il risultato; comportamenti con i quali paure e risorse dei genitori oggi ancor
di più devono confrontarsi».
Le paure più diffuse al Nord, al
Centro e al Sud
Dall’analisi a livello territoriale emerge che, nonostante i genitori del Nord
Italia si siano rivelati i meno preoccupati del Paese (59,2% vs 65,8% nazionale),
rimane comunque alto fra loro il dato relativo ai possibili risvolti negativi del lockdown dal
punto di vista psicologico tanto che, quasi 1 rispondente su 3 (32,3%), ha ammesso apertamente di avere questa paura.
La preoccupazione nel far rientrare i figli a scuola, invece, è
condivisa dal 7,2% degli abitanti del Settentrione, la metà rispetto a quanto rilevato in tutto il Paese
(14,2%); stessa considerazione va fatta per la paura che i ragazzi escano di casa, dove
la percentuale è pari al 5,8% a fronte del 10,2% registrato a livello
nazionale.
Spostandoci
al Centro Italia, dall’indagine è
emerso come gli abitanti di quest'area risultino essere i più preoccupati dalle possibili conseguenze negative della didattica a distanza sul percorso
formativo degli alunni; se a livello nazionale la percentuale è del 26,8%,
nelle regioni del Centro il valore sale fino a raggiungere il 28,3%. La paura che i figli possano incontrare gli amici, invece, è
condivisa dai residenti del Centro Italia in percentuale minore rispetto alle
altre zone del Paese (14,2% vs 18,1% nazionale).
È
però nel Meridione che si registrano i valori più alti: se a livello nazionale la percentuale di genitori che ha
ammesso di aver manifestato nuove paure per i figli a causa della pandemia è
pari al 65,8%, al Sud e nelle Isole
il valore raggiunge addirittura il
74,9%.
Gli abitanti di queste aree si dichiarano perlopiù
preoccupati che i diversi lockdown possano aver avuto un impatto psicologico negativo sul proprio
figlio; ad ammetterlo sono il 37% dei genitori residenti al Sud e nelle
Isole, percentuale più alta rispetto a quella nazionale (34,3%).
Un
ulteriore dato interessante emerso dall’indagine è che, tra i residenti di
queste aree d'Italia, la percentuale di coloro che hanno paura di far rientrare i figli a scuola, pari al 22,6%, notevolmente superiore rispetto a
quella rilevata in tutto il Paese (14,2%).
Gli abitanti del Meridione
e delle Isole si sono rivelati anche maggiormente preoccupati nel far prendere i mezzi pubblici ai figli (34,2% vs 26,3% nazionale).
Nota
metodologica: l’indagine è stata svolta tra il 29 aprile ed il 3 maggio 2021
attraverso la somministrazione di n.1.012 interviste CAWI con ad un campione di
individui in età compresa fra 18 e 74 anni, rappresentativo della popolazione
italiana adulta residente sull’intero territorio nazionale.
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