Smart e remote working sono stati per molti un’occasione per
riorganizzare la propria vita, anche da un punto di vista abitativo, e tra le
categorie che più hanno beneficiato di questa opportunità c’è quella dei lavoratori
fuori sede; secondo l’indagine* commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, nell’ultimo anno sono quasi 21.000 i lavoratori dell’Emilia-Romagna
fuorisede che, grazie alla possibilità di sfruttare i vantaggi dello smart
working hanno scelto di tornare a casa senza per questo dover rinunciare al proprio
impiego.
A livello nazionale, si legge ancora nell’indagine, a prendere la decisione di
trasferirsi dal luogo in cui ha sede l’azienda per cui si lavora ha interessato
addirittura il 20% dei fuorisede, vale a dire 400.000 individui.
Il 75% di loro ha scelto di tornare a vivere nel luogo di
origine, mentre il 25% ha preferito trasferirsi in un’altra città, diversa
sia da quella in cui è nato sia da quella dove ha sede l’azienda per cui lavora.
Tenore di vita più alto
Uno degli elementi che ha spinto i fuorisede a cambiare città
è quello economico. Se è vero che la retribuzione media degli “smart
workers di ritorno” è pari a 1.840 euro, per uno su tre lo stipendio mensile è inferiore
ai 1.500 euro. Cambiare città mantenendo lo stesso lavoro ha permesso quindi
a molti di migliorare il proprio tenore di vita; il 28,1% ha dichiarato
che la ragione principale per cui ha deciso di rimanere a lavorare da remoto è
perché, pur percependo lo stesso stipendio, può permettersi cose che prima da
lavoratore fuori sede non poteva.
Da notare, però, che la prima ragione per cui si è scelto di
lavorare da un’altra città (42,1%) è la volontà di trovare un ritmo di vita più
a misura d’uomo, qualunque cosa questo voglia dire.
Analizzando le
intenzioni per il futuro, sei smart workers di ritorno su dieci hanno
dichiarato di non avere intenzione di tornare a fare i fuorisede con casa in
affitto e di voler continuare a lavorare da remoto, dalla propria città di origine
o da quella in cui si sono trasferiti dopo il lockdown.
In Emilia-Romagna crescono le attivazioni di linee internet
ed i mutui nei piccoli comuni
Uno dei primi indicatori del
rientro in pianta stabile - o semi stabile - in regione è la richiesta di
linee ADSL e connessioni ad alta velocità (indispensabili per lo smart
working). Anche in questo caso l’Emilia-Romagna fa registrare un incremento
che, fra marzo 2020 e gennaio 2021, si è attestato al 2,1%.
Si incominciano anche a vedere i
primi segnali di volontà di rientro in maniera definitiva nelle zone di provincia,
tanto che il recente osservatorio di Facile.it e Mutui.it ha messo in evidenza
come, nel primo semestre 2021, le domande di finanziamento per immobili
ubicati in comuni con meno di 250.000 abitanti siano state l’84,9% del
totale di quelle presentate in Emilia-Romagna, in aumento dell’1,6%
rispetto al 2020.
Insomma, non si compra solo nelle
grandi città, e poco per volta lo smart working potrebbe contribuire a
ripopolare anche i piccoli centri.
*Nota metodologica: indagine condotta per
Facile.it da mUp Research e Norstat dal 15 al 19 luglio attraverso n.6.537
interviste CAWI ad un campione di individui in età compresa fra 18 e 74 anni,
rappresentativo della popolazione italiana adulta residente sull’intero
territorio nazionale, di cui, grazie a sovra-campionamento n. 408 lavoratori
fuorisede in affitto in epoca pre-Covid 19 e n. 242 individui che si siano successivamente
trasferiti grazie allo smart working.
L’osservatorio Facile.it – Mutui è
stato realizzato su un campione di oltre 100.000 richieste di mutuo raccolte
nel primo semestre 2020 e 2021.
L’analisi sui contratti di fornitura
Internet casa è stata realizzata su un campione di circa 100.000 contratti
raccolti da Facile.it tra aprile 2019 e gennaio 2021.
Nessun commento:
Posta un commento