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giovedì 21 gennaio 2021

3 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per difficoltà economiche causate da Covid e lockdown

 


Sono ben 3 milioni gli italiani che, tra marzo e dicembre 2020, a causa di difficoltà economiche sopraggiunte per pandemia e lockdown hanno dovuto rinunciare a cure mediche; questo è uno dei numeri emersi dall’indagine condotta per Facile.it da mUp Research e Norstat su un campione nazionale rappresentativo della popolazione adulta*, ma non è l’unico che racconta l’influenza del Covid sulla cura della salute dei nostri connazionali.

Continuando a scorrere l’analisi si scopre che 32,8 milioni di italiani si sono visti rimandare, se non addirittura annullare, visite, esami o operazioni in programma nel 2020; nello specifico, circa 27,9 milioni di italiani, vale a dire il 73,6% di coloro che avevano in programma un appuntamento presso una struttura sanitaria, hanno subito uno o più rinvii, mentre 13 milioni di cittadini, pari a più di un paziente su tre (34,3%), hanno dovuto fare i conti con l’annullamento.

L’impatto del coronavirus sul sistema sanitario

Come detto, gran parte della popolazione adulta a causa dell’emergenza sanitaria ha dovuto fare i conti con disservizi che, dati alla mano, hanno riguardato praticamente tutte le specialità; ma se il triste primato spetta, in percentuale, a gastroenterologia e urologia (rispettivamente con l’81,2% e il 75% di pazienti che hanno subito ritardi o annullamenti su visite, esami od operazioni già programmate), anche patologie molto gravi non sono state esenti da questo fenomeno e, ad esempio, hanno subito ritardi o annullamenti il 61,1% dei pazienti cardiologici ed il 47,2% di quelli oncologici.

Mediamente il rinvio è stato di quasi due mesi (53 giorni), ma il dato ancor più preoccupante è che nel 68% dei casi l’appuntamento è stato rimandato sine die. Per alcune specialità, però, i giorni di rinvio sono stati ben più lunghi; nel caso dell’oncologia, ad esempio, lo slittamento medio è stato di 63 giorni, per la cardiologia di 72 giorni e addirittura 81 giorni per la ginecologia.

Aumenta il ricorso alla sanità privata

La pandemia ha messo sotto stress tutte le strutture sanitarie, ma in particolar modo quelle pubbliche; fra coloro cui è stato rinviato o annullato un appuntamento già programmato, nel 54,7% dei casi questo si sarebbe dovuto svolgere in struttura pubblica, nel 45,3% in una privata.

Fra chi ha subito un rinvio o un annullamento, il 30,2% degli intervistati ha poi scelto di svolgere il controllo in struttura privata, il 31% in struttura pubblica, ma soprattutto, per il 38,8% l’esame è stato annullato senza alcuna riprogrammazione.

Questa situazione ha spinto molti italiani ad abbandonare la sanità pubblica in favore di quella privata: secondo l’indagine circa 7 milioni di cittadini, a seguito del rinvio o annullamento, hanno scelto di spostare da una struttura pubblica ad una privata una o più visite.

Quando si chiede la ragione del ricorso al privato si scopre che il 18,9% dei pazienti lo hanno fatto per paura che la loro patologia peggiorasse, il 12,6% perché avevano un’assicurazione che ne copriva i costi.

Chi si è rivolto ad una struttura privata ha dichiarato di aver speso, in media, 292 euro per singola visita, esame o operazione.

Per far fronte ai costi legati alla sanità privata, il 73,2% ha pagato usando i propri risparmi, mentre il 16,6% ha fatto ricorso ad un’assicurazione sanitaria; interessante notare, invece, come circa 2,2 milioni di pazienti (pari al 9,1% di chi è ricorso alla sanità privata) abbiano dovuto chiedere un prestito ad amici, familiari o finanziarie. La soluzione del prestito è più frequente tra i rispondenti residenti al Sud e nelle Isole, dove la percentuale arriva all’11,9%.

Prestiti per le cure mediche

Il ricorso ad una società di credito per far fronte alle spese mediche è stato analizzato anche dall’osservatorio di Facile.it e Prestiti.it; dall’esame di oltre 125mila domande di finanziamento* è emerso che, nel 2020, l’importo medio dei prestiti personali richiesti per questa motivazione è stato pari a 6.145 euro, da restituire in 53 rate (circa 4 anni e mezzo).

Il profilo tipo di chi ha presentato domanda è quello, in media, di una persona di 46 anni, valore elevato se confrontato con il totale prestiti, per i quali l’età media del richiedente è pari a 42 anni. Interessante notare, inoltre, come nel 39% dei casi a presentare domanda di prestito per spese mediche sia stata una donna; anche in questo caso la percentuale è più alta rispetto al totale prestiti, dove il campione femminile rappresenta solo il 25%.

Rinunce “spontanee”

Oltre ai disservizi, vi è una fetta importante della popolazione italiana che nel 2020 ha scelto di propria iniziativa di rinunciare a prenotare o effettuare una o più visite, esami specialistici od operazioni; secondo l’indagine sono 68,6% degli italiani, pari a circa 30 milioni di individui.

Perché milioni di italiani hanno rinunciato ad una o più cure? Nel 71,3% dei casi lo hanno fatto per paura di contrarre il Covid recandosi in una struttura medica, nel 19,7% perché scoraggiati dai lunghissimi tempi di attesa.

Come detto prima, però, sono tantissimi coloro che hanno rinunciato per ragioni economiche e cioè il 20,9% del campione intervistato e, tra questi, per circa 3 milioni di individui le difficoltà sono sopraggiunte a causa di pandemia e lockdown.



*Nota metodologica indagine mUp Research: n.1.005 interviste CAWI realizzate a gennaio 2021 su un campione di individui in età compresa fra 18 e 74 anni, rappresentativo della popolazione italiana adulta residente sull’intero territorio nazionale.

 

L’analisi di Facile.it e Prestiti.it è stata realizzata su un campione di oltre 125.000 domande di prestito personale raccolte tramite i due portali da gennaio 2020 a dicembre 2020.

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