“Sapeva benissimo che
una pistola non era una difesa sufficiente per il pericolo che l’avrebbe atteso
nei giorni, nei mesi a venire, ma non aveva trovato nulla di più efficace da
opporre al destino che lo stava aspettando.”
Dalla terrazza dell’albergo in cui alloggia a Caracas, Gianni Trapani amalgama i ricordi del
passato a ciò che avrebbe dovuto fare nell’immediato futuro accompagnato
dalla musica di quattro suonatori di tromba di una festa al piano di sotto. È
la sua quarta volta a Caracas ed, in profonda solitudine, sente di essere
giunto alla fine di un percorso, gli
avvenimenti degli ultimi anni gli avevano cambiato la vita ed in tutti quei
pensieri tragici poteva indicare un solo colpevole: se stesso.
Sì, perché ogni
scelta giornaliera modifica il sentiero dell’essere umano, e questo Gianni
Trapani lo sapeva bene ma ora sapeva anche che nella vita capita quel momento di
estrema disperazione che prende possesso di ogni arguzia – difesa intellettiva –
e rende disarmata la capacità di scelta vantaggiosa.
Con una laurea in
Lettere da Catania si era trasferito a Milano nel 1969 e per i primi cinque
anni aveva lavorato come consulente in un negozio in corso Venezia. Non si
lamentava ma non si sentiva soddisfatto della sua vita e forse per questo
motivo, per questa insoddisfazione, aveva
deciso di aderire alla Massoneria presso il Lions Club di Milano.
“Per prima cosa gli
era stata chiesta una quota d’iscrizione, poi era stato introdotto in un
bugigattolo, dove aveva trovato un teschio di plastica ed un biglietto con tre
domande: “Cosa devi a te stesso? Cosa devi alla patria? Cosa devi all’umanità?”
Fu, infatti, questa
scelta intrapresa senza una dovuta riflessione a modificare il sentiero di
Gianni, la noia che provava per il suo lavoro si era manifestata in una
nuova opportunità, in una biforcazione della via che lo avrebbe guidato verso
la disgrazia.
“Anni difficili”
dell’autore Franco Rizzi ed edito dalla casa editrice La Paume nel 2019 racconta,
attraverso le vicende personali di tre uomini, l’Italia a
cavallo tra gli anni ’70 ed ’80 divisa fra la dura lotta di classe e di ideali fra
irriducibili della liberazione del 1945, seguaci del sessantotto e fazioni
nostalgiche di estrema destra; la massoneria deviata che si stava formando e
l’espansione sempre più energica della mafia siciliana.
L’autore è stato molto abile nel combinare la vita dei tre personaggi con i violenti episodi del
decennio di lotta armata della storia italiana, ed infatti sono numerosi i
riferimenti ai fatti che portano alla fine delle Brigate Rosse dall’arresto di
Renato Curcio passando per gli scioperi di migliaia di operai FIAT, il
ritrovamento in Etiopia dei resti fossili della famosa Lucy, l’assassinio degli studenti Claudio Varalli
e Giannino Zibecchi, i discorsi di Enrico Berlinguer che da segretario del
Partito Comunista parlava di pluralismo democratico, l’omicidio dello stimato intellettuale Pier Paolo Pasolini, il
rapimento di Aldo Moro, l’indagine a cui è stato sottoposto Licio Gelli, la
morte di papa Paolo VI, il breve
pontificato di soli trentatré giorni di papa Giovanni Paolo I (nato Albino
Luciani), l’omicidio del 6 gennaio 1980 del presidente della Regione Sicilia
Piersanti Mattarella sino alla strage nella stazione ferroviaria di Bologna del
due agosto ed il quattordici di ottobre con la marcia dei quarantamila di
Torino.
“Nel passato molte
famiglie siciliane, specie se nobili oppure rispettabilmente ricche, seguivano
l’antica tradizione di instradare uno dei figli cadetti alla carriera
ecclesiastica, perché potesse diventare vescovo, compensandolo in tal modo del
fatto di non poter ereditare titoli e beni che erano invece retaggio del
primogenito. Quando questo accadeva, i cadetti non diventavano preti per
vocazione, ma solo per convenienza e di solito erano dei pessimi preti. […]
Altri, specie se vi erano Massoni in famiglia, diventavano a loro volta Massoni
e formavano una Loggia coperta all’interno del Vaticano molto segreta, ma molto
potente.”
Gianni Trapani
incontrò il dottor Aldo Devita nel gennaio 1975 nel suo studio di Santa
Margherita ligure, non lontano da Rapallo. Ricevette il suo contatto dal
Maestro Venerabile della sua Loggia di Milano.
Devita era un uomo
magnetico, fumava una sigaretta dopo l’altra e con fare affettuoso riusciva
a dialogare con tutti in modo fraterno. Gianni ne fu subito affascinato e
spiegò il motivo della sua visita: aveva
perso il lavoro e non riusciva a trovarne uno soddisfacente a Milano.
Il dottor Aldo Devita
arrivò nella riviera ligure nel 1961 in fuga da Napoli, aveva colto il
momento di grande espansione – deturpazione − del territorio ed aperto un
centro privato nel quale si occupava di analisi delle urine e del sangue di
ricchi pazienti.
La laurea in biologia
e non in medicina non fu mai un ostacolo per lui, Aldo era abile nel
truffare e nell’usare le persone individuandone le capacità. Un paroliere
eccezionale che si era, sin da subito, presentato come Massone incaricato di riorganizzare la Massoneria nel nord Italia.
“Edith era la donna
ideale per Aldo. Di origine austriaca era giunta in Italia dopo la fine della
guerra, era di carattere molto duro e condivideva con lui la capacità
spregiudicata di servirsi di tutte le persone che le capitavano a tiro, per poi
lasciarle al loro destino quando non avessero più avuto nulla da dare. […] Così
si erano andate consolidando due strutture ben diverse. Sulla superficie si era
formata una Loggia che lui un giorno aveva battezzato Cama, cioè Centro
Attività Massoniche Accettate, fingendo che fosse un nome molto antico, mentre
sotto si agitava un mondo molto eterogeneo e pericoloso, che Aldo gestiva in
modo spregiudicato.”
Il modus operandi della massoneria deviata – la Cama − si
ripeteva sempre identico: Aldo pensava
ad affiliare nuovi fratelli per continuare ad alimentare non solo le casse
della Loggia con la quota d’iscrizione ma per aver nuovi volti da mostrare nei vari incarichi in giro per l’Italia e
per il mondo, così da non dover rendere conto alla sua ristretta cerchia delle
possibilità di grossi guadagni che, invece, voleva tener per sé. Gianni viveva
questa situazione in uno stato mentale tra la fascinazione e la paranoia soprattutto
dopo il viaggio in Venezuela del febbraio 1976.
Aldo scelse di
portare con sé Gianni perché “era
fuori dal giro ma sembrava sempre seguirlo come un cane fedele, nonostante lui
lo tenesse in disparte”. Similmente alla precedente “missione” in Sicilia,
Gianni non era stato informato di nulla e trovandosi del tempo libero decise di
chiamare il Lions Club di Caracas.
È in questo modo che viene presentato il terzo protagonista
del romanzo “Anni difficili”: Vicente
Razini, originario di Pescara emigrato a Caracas negli anni cinquanta che,
senza un lavoro fisso, vivacchiava facendo un po’ di tutto senza badare troppo
al domani. Vicente non poteva immaginare che quella serata avrebbe innescato un processo fortuito che l’avrebbe
fatto diventare un uomo ricchissimo.
“Per Gianni si era
trattato solo di una telefonata e dopo, preso dai suoi pressanti problemi, non
vi aveva più pensato. Il Barbaretti invece si era mosso con abilità, si era
immediatamente recato a Caracas, dove si era incontrato con Vicente Razini: il
primo aveva le idee molto chiare e l’altro era pronto a seguire qualunque
iniziativa.”
A tessere la tela del fato sono le Moire, a tessere la trama di “Anni difficili” è la Mafia siciliana che,
onnipresente nel territorio e precisa nelle azioni, rivela la sua forza in ogni
pagina di questo intenso romanzo dedicato ad un periodo in cui si è distrutta
l’antica bellezza e sapienza dell’Italia.
“Certe volte suo
padre, che lavorava alle poste di Catania, aveva accennato a uomini d’onore che
comandavano, a cui si doveva obbedire senza obiettare, se si voleva vivere
tranquilli. Non bisognava mai inimicarseli, al contrario se si riusciva a
entrare nelle loro grazie, si poteva anche ricercarne la protezione, perché lo
stato era una cosa astratta e lontana, mentre loro erano sempre presenti.”
Franco Rizzi è nato a
Torino nel 1935, ha vissuto a Milano, città nella quale si è laureato in
Ingegneria Elettrotecnica presso il Politecnico. Sin da giovane ha lavorato
nella ditta creata da suo padre nel 1938 come progettista di impianti per il
risparmio energetico. Appassionato di letteratura ed architettura, oltre al
nuovo romanzo “Anni difficili” ha pubblicato “1871 ‒ La Comune di Parigi”, “Luca Falerno ‒ Caccia nelle Murge”,
“Mini ‒ Storia di un pittore”, “1945 ‒ Anno zero sul lago”, “… scrivimi!”, “Il
delta del Nilo”.
Written by Alessia Mocci
Addetta Stampa
Info
Sito Franco Rizzi
http://www.francorizzi.it/
Facebook La Paume Editrice
https://www.facebook.com/LaPaumecasaeditrice/
Fonte
http://oubliettemagazine.com/2019/05/18/anni-difficili-di-franco-rizzi-un-romanzo-che-racconta-lepilogo-delle-brigate-rosse/
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