Secondo le stime di Facile.it, nel 2018 sono stati più di 120.000 gli italiani che, dopo aver
saltato il pagamento di una o più bollette luce e gas, hanno cercato di
cambiare fornitore di energia. Il dato arriva dall’analisi realizzata dal
comparatore su un campione di oltre 20.000 contratti di cambio fornitura raccolti
nel 2018, dai quali è emerso come il 2,8% delle richieste sia stato respinto
dal nuovo venditore proprio a causa di una pregressa morosità del richiedente.
«Le società del settore energia hanno la
facoltà di rifiutare la richiesta di stipula non solo qualora a seguito della
consultazione di apposite banche dati il profilo del cliente sia giudicato non
sufficientemente affidabile o moroso,», spiega Silvia Rossi,
responsabile energia di Facile.it. «ma
anche se ritengono che il cliente abbia presentato nel corso dei dodici mesi
precedenti un numero elevato di richieste di cambio fornitore».
Tra i 120.000 che hanno cercato
di cambiare fornitore pur avendo bollette arretrate, esistono sostanzialmente
due tipi di profilo; da un lato i cosiddetti turisti energetici, ovvero coloro che volontariamente passano da un
operatore all’altro senza pagare le bollette; dall’altro coloro che, trovandosi
in difficoltà, non hanno potuto onorare i debiti legati ai consumi di luce e
gas, ma anche se oggi si trovano in condizioni migliori, vedono la richiesta
bocciata dal nuovo fornitore per la morosità pregressa.
Per loro quindi si chiude definitivamente la possibilità di ottenere un
nuovo contratto? No, ma a patto di saldare i debiti precedenti e che il nuovo
operatore sia disposto ad accollarsi il rischio di un’eventuale ulteriore
morosità.
Identikit
dei morosi in cerca di un nuovo fornitore
Dall’analisi
del fenomeno su base locale emergono dei dati interessati. La Calabria è la regione con la
percentuale più alta di morosi cui è stato negato il contratto; in quest’area, tra
coloro che hanno cercato di cambiare fornitore di energia lo scorso anno, l’8,9% ha visto respinta la domanda di
fornitura a causa di una morosità pregressa. Seconda in classifica è la Sicilia, regione dove lo scorso anno il
7,4% di coloro che hanno cercato di
cambiare fornitore hanno ricevuto un NO a causa di bollette non pagate; al
terzo posto si posizione la Campania
(4%).
I valori
cambiano sensibilmente al variare dell’età dell’intestatario del contratto e,
in questo caso, gli utenti potenzialmente meno “corretti” sembrano essere i più
giovani. Analizzando il comportamento degli over 40 emerge che, tra loro, solo l’1,7% ha visto rifiutata la
richiesta a causa di morosità, mentre tra chi
ha meno di 40 anni la percentuale sale fino ad arrivare a quasi al 5%.
Altro dato
significativo è quello legato alla modalità di pagamento; se si guarda a coloro
che hanno scelto il pagamento tramite
bollettino si scopre che il 3,3% ha ricevuto un NO da parte del nuovo
fornitore causa morosità mentre tra coloro che hanno scelto l’addebito su conto
corrente, la percentuale scende all’1,4%.
I “furbetti" potrebbero avere le
gambe corte
Nonostante
le verifiche, non sempre gli operatori identificano in tempo i morosi, che
spesso riescono a cambiare fornitore in barba ai debiti insoluti. Le iniziative introdotte per arginare il cosiddetto turismo
energetico, però, sono sempre di più; tra esse c’è il Corrispettivo di morosità
(Cmor). Si tratta di un meccanismo, poco conosciuto dai consumatori finali, che
consente ai fornitori di energia di recuperare dal cliente moroso parte degli
importi delle bollette non saldate, anche qualora questi riesca a cambiare
venditore.
Attraverso
il SII (Sistema Informativo
Integrato), il fornitore uscente ha la possibilità di presentare domanda di indennizzo
per il recupero di quanto non pagato dal cliente. Il SII valuta la legittimità
della richiesta e il rispetto di alcuni precisi criteri da parte del venditore;
qualora l’esito della valutazione fosse positivo, l’indennizzo forfettario
verrà inserito dal nuovo fornitore nella bolletta del cliente moroso.
Attenzione
alle tempistiche; il Cmor non viene inserito nella prima bolletta del nuovo
fornitore, ma in un periodo variabile tra
i 6 e i 12 mesi, arco temporale stabilito per legge così da lasciare ai
clienti la possibilità di saldare l’eventuale debito.
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