Il lockdown ha costretto milioni di italiani
a stare in casa e di conseguenza a cambiare le proprie abitudini, non solo di
consumo ma anche di acquisto, tanto che sono più di 8,6 milioni i nostri
connazionali che hanno riscoperto i piccoli negozi sotto casa; questa
una delle evidenza emerse dall’indagine che Facile.it
ha commissionato all’istituto di ricerca mUp Research in collaborazione
con Norstat*. Ecco l’analisi nel
dettaglio.
Negozi di quartiere vs grandi
supermercati
Come anticipato, il 19,7%
degli italiani, corrispondenti a 8.655.000 individui, ha modificato le proprie abitudini
di acquisto, riscoprendo i piccoli negozi di quartiere, preferendoli alle
grandi catene; a scegliere i market sotto casa anziché spostarsi verso centri
commerciali o grandi supermercati sono stati soprattutto i residenti nei
grandi comuni (23,6% fra chi vive nelle città con oltre 250.000 abitanti),
i rispondenti del Sud e delle Isole (24%) e quelli con età compresa
tra i 55 e i 64 anni (24,3%).
Nello specifico, quasi 1
rispondente su 5 (18,3%), pari a più di 8 milioni di individui, ha cercato di
sostenere i negozi del proprio quartiere attraverso le consegne a domicilio,
percentuale che sale al 24% fra i rispondenti con età superiore ai 54 anni,
cioè una fetta della popolazione corrispondente a poco meno di 3.150.000
individui.
Boom di donazioni e
volontariato
Le donazioni, tuttavia, non
sono state solo economiche, ma anche di beni di prima necessità dati
direttamente a persone in difficoltà. Hanno scelto questa via il 13,6%
degli intervistati, pari a 5.945.000 individui, percentuale che sale al 19,1%
fra i rispondenti con un’età compresa tra i 65 e i 74 anni, fino a raggiungere
il 20,2% nel Sud e nelle Isole.
Secondo l’indagine, poi, il 14,8%
degli italiani (6.500.000 persone) si è offerto di fare personalmente la
spesa al posto di anziani, di chi si trovava in situazione di bisogno o,
anche, non poteva uscire di casa; ad averlo fatto sono state soprattutto le
donne (17,9% vs 11,6% fra gli uomini) e i rispondenti appartenenti alla fascia
di età 45-54 anni (18,3%).
Bello notare come l’emergenza
Coronavirus abbia dato nuova linfa anche al volontariato; sono quasi 1,4 milioni (3,2%) gli
italiani che hanno cominciato a farlo presso enti o associazioni impegnate
nell’emergenza, valore che raggiunge il 5,2% fra i rispondenti con un’età
compresa tra i 45 e i 54 anni.
Altrettanto bello vedere
come ci sia, poi, un modo tutto nuovo di aiutare; il 10,5% dei
rispondenti, dato equivalente a più di 4,6 milioni di individui, ha dichiarato
di aver contribuito a rendere più leggera la situazione mettendo
gratuitamente a disposizione del prossimo le proprie competenze
personali o professionali. In particolare, sono i liberi professionisti
ad essersi dati da fare: il 16,4% di costoro ha offerto le proprie
competenze, anche se a distanza; c’è chi ha fatto ripetizioni via chat per
aiutare i ragazzi che si sono trovati a gestire da soli necessità scolastiche;
idraulici che hanno guidato via web persone che nemmeno avevano mai visto per
aiutarli a riparare rubinetti che gocciolavano o elettricisti che, attraverso
una videochiamata, sono riusciti a risolvere piccoli e grandi problemi che si
sono verificati nelle case di vicini o….lontani.
* Metodologia: n. 1.504 interviste CAWI ad un
campione rappresentativo della popolazione adulta, in età 18-74 anni,
sull’intero territorio nazionale. Indagine condotta ad Aprile 2020.
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