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venerdì 7 giugno 2013
Last Far West – Uno sguardo oltre la frontiera
Per la seconda volta in due anni, i registi Christian Iezzi e Chiara De Marchis approdano allo "Short Film Corner" del Festival di Cannes, e lo fanno con un corto intrigante, intriso di tenerezza e sarcasmo. Ma andiamo con ordine.
Last Far West è la storia di... un funerale! Il rito dovrebbe svolgersi secondo modalità strampalate, subito avversate dai figli della defunta. Sarà il giovane nipote a difendere strenuamente le ultime volontà della nonna. Lo sgangherato corteo si mette in marcia, inerpicandosi per gli stretti e ripidi viottoli del paese, perdendo man mano per strada i suoi partecipanti, finchè il nipote,rimasto da solo...
Questa la trama, ma è il suo svolgimento che ci interessa da vicino. Strutturato come un complesso gioco di rimandi tra flashback e flashforward, il racconto tgioca con i diversi toni della commedia, ottenendo sfumature via via cangianti, dal comico all'amaro, ad esempio, poi forse via verso l'onirico, il profondo, l'amaro, il giocoso.
Il concetto di gioco impronta di se questo cortometraggio, lo si nota dalla caratterizzazione garbatamente caricaturale dei personaggi; lo si intuisce da come il concetto di asincronia temporale venga adoperato per mostrare o celare indizi agli spettatori; si disvela (all'interno della trama) nelle indicazioni che la defunta dà per la sua tumulazione.
Tutto è teso ad indirizzare, depistare, imbonire, divertire, emozionare lo spettatore, conducendolo verso un finale destinato non solo a cambiare le carte in tavola, bensì anche ad instillare un inusitato parallelo tra la squisita, gaia, tenera amarezza che è alla base della storia e quel susseguirsi incoerente di eventi dalle tinte ora gaie ed ora fosche che è la nostra esistenza,
Il gioco dei flashback-flashforward tende ad emulare il più possibile il funzionamento della nostra memoria: il flusso degli eventi non appare mai come un corpus coerente, bensì è più un susseguirsi di immagini caotiche, confuse fra di loro.
Con questo sistema i due registi si guadagnano la chiave per l'intimo dello spettatore, lo scrutano fino nell'intimo, restituendogli un palpitante ritratto di sè filtrato attraverso la lente della quotidiana insensatezza.
Il nerbo dell'intrico visivo tessuto dai due giovani registi è sicuramente la fotografia. Le inquadrature quasi mai seguono canoni tradizionali: c'è sempre un senso di sghembo che, com'è ovvio, introga, coinvolge, trasmettendo però contemporaneamente un vago senso di spaesamento.
Capranica, coi suoi vicoli, le sue salite, ben si presta ad essere sappresentata come un labirintico mosaico di scorci, degno teatro di questa tragicomica via crucis.
La scelta di sfruttare, fin dove possibile, la luce naturale conferisce un sapore di concretezza alla vicenda. I colori sono forti, netti , precisi, impietosi come la situazione narrata.
Una menzione particolare meritano le musiche composte da Michele Bettali, Stefano Carrara e Fabrizio Castania, piacevolmente ispirate alle commedie degli anni '70
Concludendo, non è sbagliato affermare che si tratta di un lavoro di pregiata fattura, elegante e maturo, piacevole conferma del talento della coppia Iezzi – De Marchis, di cui aspettiamo curiosi i prossimi lavori.
Antonino Giorgianni
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