L’Italia è uno dei Paesi con la popolazione più
anziana del mondo, e anche le nostre case lo dimostrano: il 36,6% delle abitazioni del nostro Paese (11,6
milioni di unità immobiliari) ha più di 40 anni di vita, con picchi del 42% in alcune grandi città. Questo è quanto
emerge dall’ultima indagine dell’Ufficio Studi di Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it),
che ha evidenziato la crescita progressiva del numero di abitazioni che necessitano di
interventi di manutenzione.
Se
si considera, invece, come anno di riferimento il 1977 – anno cruciale
per l’edilizia perché sono entrate in vigore le prime norme sull’efficienza
energetica degli edifici – la percentuale di abitazioni costruite prima di
questa data arriva al 58,4%: 18,5 milioni di immobili su tutto il
territorio nazionale non sono stati progettati in un’ottica di risparmio
energetico.
L’età
avanzata del patrimonio lo rende quindi, oltre che obsoleto, anche particolarmente
energivoro: un immobile che supera i 30 anni di età consuma in un
anno, mediamente, dai 180 ai 200 Kwh/mq. Un fabbisogno enorme se si
considera che un’abitazione in classe B, standard minimo per le nuove
costruzioni, arriva a consumare in media tra i 30 e i 40 Kwh/mq all’anno.
«È ora
di riqualificare il nostro patrimonio immobiliare – ha dichiarato
Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it – e per farlo bisogna limitare la costruzione di nuove abitazioni,
puntando alla manutenzione di quelle già esistenti e invecchiate. In questo
modo, si ridurranno il consumo del suolo, il fabbisogno energetico globale e la
necessità di infrastrutture per la mobilità. Reinvestire sui quartieri obsoleti
delle nostre città, infine, può rivelarsi la risposta migliore alla nuova domanda
abitativa».
A livello di regioni, è la Basilicata a contare il numero maggiore
di abitazioni costruite prima del 1970: qui queste arrivano a rappresentare il
39,3% del totale. Al Sud si registra il patrimonio immobiliare più datato: in Sicilia, Campania e Abruzzo la
percentuale di abitazioni con oltre 40 anni di età arriva a incidere del 38,3%
sul totale; seguono Marche (38,2%) e
Calabria (38,2%). In Friuli Venezia Giulia e in Trentino Alto Adige la percentuale
degli immobili che risalgono a prima del 1970 è la più bassa del Paese,
rappresentando rispettivamente il 31,2% e il 31,3% del totale.
Guardando alle città, Potenza arriva ad avere il 42% del
totale delle abitazioni risalenti a più di 40 anni fa. La segue Palermo, dove l’incidenza di questi
immobili risulta al 41,3%. A contare il dato più basso è Rimini, dove ci si ferma al 32,2%. A Roma il livello è piuttosto
elevato e arriva al 38,3%; più basso quello di Milano dove sul totale delle
abitazioni, il 33,5% del totale risale a prima del 1970.
Effettuare
lavori di ristrutturazione permetterebbe di evitare la svalutazione degli
immobili: secondo i calcoli dell’Ufficio Studi, gli immobili ultraquarantenni
non ristrutturati hanno un prezzo al metro quadro mediamente inferiore del 25% rispetto ad abitazioni realizzate a
partire dal 2000. Le città capoluogo di regione in cui si registra la maggiore differenza
di prezzo tra immobili ultraquarantenni (e allo stato originale) ed immobili
nuovi sono Trieste e Torino: qui abitazioni di questo tipo
costano, mediamente, circa il 30% in
meno.
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