I vicini
di casa? Per gli italiani sono, al contempo, croce e delizia. Se sono tanti
quelli che dichiarano di essere in guerra con i propri dirimpettai (e le
cronache locali sono piene di diatribe finite in tribunale) per molti altri
rappresentano un elemento di supporto e sostegno familiare assolutamente
indispensabile: secondo un sondaggio condotto da Immobiliare.it (www.immobiliare.it) il 22% di chi vive in
condominio ha sviluppato una o più attività di aiuto reciproco con i vicini
di casa. Sull’onda della sharing economy i condomini tornano a essere
collaborativi, in un’ottica di risparmio e miglioramento della qualità della
vita in casa.
Il
sondaggio, condotto su un campione di oltre mille individui distribuiti su
tutto il territorio nazionale, ha evidenziato come allo stereotipo dei vicini
chiusi nel proprio mondo e con cui scambiarsi a malapena un saluto, si possa
accostare un sistema di mutuo sostegno e supporto che coinvolge diversi
aspetti della vita in casa: dalla gestione di alcune incombenze fino ad
arrivare allo sviluppo di attività ricreative.
Il 44%
di chi dichiara di vivere in un condominio collaborativo condivide con
il gruppo di vicini, gratuitamente o a prezzo scontato, competenze
professionali: piccoli lavori di idraulica, riparazioni del pc, cucito,
servizi di estetica e molto altro ancora. Segue, con una percentuale del
36,9%, lo scambio di oggetti che non servono più: vestiti in primis, ma
anche libri, elettrodomestici e pezzi d’arredamento passano da una porta
all’altra in un’ottica di risparmio a chilometro zero.
Non solo
oggetti però: ci si supporta in caso di bisogno, in primis per curare
gli animali (23,7%) ma pure per la gestione dei bambini – il 16%
degli intervistati dichiara di alternarsi con i vicini per accompagnarli e
riprenderli da scuola, mentre il 5% condivide la babysitter o si offre
di tenere a bada i figli del dirimpettaio quando questi non può. Anche attorno
agli anziani si cerca di fare “gruppo”: tra le attività in cui è alto
l’apporto dei vicini di casa c’è proprio l’assistenza ai nonni, per i quali è
utilissima anche la semplice compagnia (5,4%) o la spesa.
Il
concetto di “sharing” si applica anche alla tecnologia: il 16% dichiara di
condividere l’ADSL e il 5,7% di dividere i costi per l’accesso ai
servizi di TV on demand (come Netflix o Infinity). Diventano collettive
anche le attività connesse al verde e alla pulizia degli spazi
comuni: si cura a turno il giardino condominiale o si annaffiano le piante del
vicino quando è in vacanza (6,8%); si pulisce o si gestisce a turno la
spazzatura condominiale nel 5,7% delle risposte.
Non
mancano, ovviamente, idee più originali: c’è chi ha organizzato un vero e
proprio sistema di controllo notturno delle case in caso di assenza e
chi ha creato gruppi di acquisto, alimentare e non, fino ad arrivare
alla gestione di un orto comune, o all’organizzazione di attività
ludico-ricreative per bambini e adulti.
Ma come
si comunicano queste iniziative o le richieste di aiuto e favori? A vincere
rimane il passaparola, a cui ricorre il 57% del campione che dichiara di
essere inserito in una rete di supporto tra vicini. Ma vengono citate anche
strategie più strutturate: il 21,9% dichiara di avere un gruppo WhatsApp
per raggiungere tutti in maniera immediata, mentre il 19,3% utilizza la buona e
vecchia bacheca nel portone di casa. Se sono in pochi ad indicare il
portinaio come tramite delegato a queste comunicazioni (solo il 7% lo cita) quasi
il 5% ha creato ed utilizza un gruppo Facebook, una comodità anche per
condividere notizie, foto e segnalazioni di ogni genere.
Nessun commento:
Posta un commento