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giovedì 2 marzo 2017

Mutui: dalla lira all'euro. Perché è stato un bene cambiare moneta

Lo abbiamo sentito ripetere moltissime volte negli ultimi mesi: l’attuale fase storica vede tassi di interesse molto bassi e, di conseguenza, mutui estremamente convenienti, anche se potrebbe essere vicino il momento in cui questa situazione cambierà. È anche vero, però, che un altro ritornello spesso udito è che, dopo l’introduzione dell’euro, “tutto sia divenuto più caro”. Quindi la domanda è: proprio tutto? Anche i mutui? Mutui.it e Facile.it hanno deciso di fare chiarezza, dati alla mano, e vedere se questa convinzione vale anche per i finanziamenti legati all'acquisto della casa.
Innanzitutto, un po’ di storia. La moneta unica europea è stata introdotta ufficialmente sui mercati finanziari a partire dal 1 gennaio 1999, ed è da allora che ha iniziato ad avere la sua influenza sulle economie, almeno virtuali, dei primi Paesi che poi, dal 2002, l’avrebbero adottata anche come moneta circolante. Un’altra data da tenere a mente è il 30 giugno del 2004, perché a partire da quel giorno, nel nostro Paese, un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito che, per determinare i tassi di interesse da applicare ai mutui (in particolare, si dice nel decreto, quelli degli enti locali) non si sarebbe più utilizzata la “lira interbancaria”, ma il “tasso interbancario”, attualmente in vigore.
Veniamo quindi ai dati. Banca d’Italia mette a disposizione le serie storiche dei Tassi effettivi globali medi dei mutui a partire dal 1997. Il TEGM, ricordiamo, è il tasso che bisogna guardare per conoscere il costo effettivo di ogni mutuo, a tasso fisso o variabile, sia per confrontare le varie offerte sul mercato, sia per determinare se il tasso rispetti le soglie oltre le quali si parla di usura bancaria. Tale tasso comprende sia l’interesse del mutuo in sé, sia quello legato ad altre spese accessorie al contratto. Osservando lo storico dei dati, quello che si nota è che, all’inizio delle rilevazioni di Banca d’Italia (2 aprile 1997) il TEGM dei mutui a tasso fisso e variabile (che coincidono fino al 30 giugno 2004) era di ben il 10,6%. Dato che scivolò, nell’ultimo trimestre del 1998, al 7,33%. Ma la cosa sorprendente è quella che successe con l’introduzione dell’euro “finanziario” dal 1 gennaio 1999: il TEGMpraticamente crollò al 5,8% nel giro di tre mesi, perdendo ancora un punto percentuale entro la fine dell’anno.
Nuovo calo dei tassi si registrò dalla fine del 2001 all’inizio del 2002, quando l’euro entrò anche fisicamente nei nostri portafogli: si passò da un TEGM del 6,28% al 5,51%. Dopo di allora, e dopo il picco per i tassi fissi del 6,08% nel gennaio 2008, e del 6,3% per i mutui a tasso variabile nell’ottobre 2008, non si sono mai più registrati tassi ai livelli pre-euro. In tempi a noi più vicini (luglio 2016), Banca d’Italia segnala un tasso TEGM del 2,6% per i variabili e del 3,18% per i fissi.
Dai dati è quindi evidente che l’effetto dell’euro sui mutui sia stato quello di una diminuzione netta dei costi. Diminuzione che a quanto pare fu confermata  anche in altri settori, dato che l’inflazione, a cavallo degli anni di introduzione dell’euro, si dimezzò dal 2,1% dell’ottobre 1998 all’1% dell’aprile 1999, per andare addirittura in negativo alla fine del 2002. Situazione che, peraltro, viviamo anche al presente ma, purtroppo, per una causa diversa, cioè per la frenata generale dei consumi. Indotta proprio, oltre che dalla crisi, dalla paura che l’euro abbia reso tutto più caro.

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