Nel 2025 il 24% degli immobili in vendita e il 21% del patrimonio immobiliare italiano sarà energeticamente
efficiente. Dal punto di vista energetico il 52% delle nostre case si troverà almeno in una condizione adeguata, avendo magari subito riconversioni,
profondi mutamenti strutturali o sostanziali riqualificazioni, anche ambientali e d’uso. Secondo un’analisi condotta
da Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it) in occasione
del suo decimo anno di attività, è già in essere una mutazione genetica del “sistema-casa”, tanto per gli aspetti
economici, quanto per l’architettura e il valore simbolico dell’abitazione
nella società. La ripresa del mercato immobiliare, e il miglioramento
dell’offerta, partiranno proprio da qui.
L’indagine è stata svolta dall’Ufficio
Studi del portale immobiliare, primo in Italia per numero di annunci, utenti e
clienti: è stato analizzato l’andamento
del settore dal 2005 a oggi, con proiezioni e stime circa l’evoluzione della situazione tra un
decennio, nel 2025.
Il periodo 2005-2015 è stato
contraddistinto da una progressiva e per certi versi drammatica contrazione delle compravendite
(passate da 858.000 a circa 500.000), da un calo generalizzato dei prezzi e, soprattutto, da una perdita di valore degli immobili (stimabile
attorno al -40%). Questa concomitanza di fattori ha contribuito alla riduzione del
ritorno sull’investimento, passato dal 6,5% del 2005 all’attuale 2,5%, e ha reso
gli italiani più consapevoli che il
valore di un immobile non è sempre destinato ad aumentare. Le case
invecchiano e la qualità della vita al loro interno, in mancanza di interventi
strutturali, peggiorerà. Che il deterioramento del patrimonio immobiliare
italiano sia un problema è un dato di fatto: il 47% degli immobili residenziali
ha oltre quarant’anni e appena il 7% ne ha meno di dieci.
Cercare
casa: cosa è cambiato
Il decennio appena trascorso è
stato contraddistinto dal boom della
ricerca sul web, che ha fornito maggiori opportunità e più trasparenza. Nel
2005 solo il 9% delle ricerche di una casa avveniva sul web, oggi siamo già al
63% e, secondo le stime di Immobiliare.it, nel
2025 la percentuale arriverà all’80%.
Dal 2005 a oggi si è assistito a un
mutamento significativo della domanda di immobili residenziali, a partire dalla
tipologia contrattuale: mentre nel 2005
il 71% di chi cercava casa puntava all’acquisto, questa percentuale è scesa
oggi al 58%; in prospettiva, nel 2025 quello tra immobili in affitto e immobili
in vendita si trasformerà in un vero e proprio testa a testa (44% vs. 49%).
Nei prossimi anni assisteremo all’avvicinamento della situazione
italiana a quella di altri Paesi europei, come la Germania, dove i cittadini
tendono a preferire la locazione.
«A determinare questo cambiamento
- dichiara Carlo Giordano,
Amministratore Delegato di Immobiliare.it - contribuiranno una sempre maggiore mobilità del lavoro, la difficoltà
nel disporre di un capitale iniziale per investire nel mattone e un diverso
modo di percepire la casa in cui si vive. Emergeranno nuove forme di coabitazione con modalità molto simili alla
condivisione di auto e oggetti, già in essere in questi anni.»
Riqualificare come chiave di volta della ripresa
Se pensiamo che, nel 2015, solo il 33% degli immobili residenziali in
vendita può vantare un adeguato status energetico (classi A, B, C, D), è
evidente come questo dato sia un ostacolo per la ripresa del mercato
immobiliare: gli immobili energivori sono quelli meno appetibili e nei prossimi
diventeranno sempre più difficili da vendere; gli immobili efficienti hanno già oggi tempi di vendita più brevi (-18%
rispetto a immobili oltre la classe D) e valori di mercato maggiori (+12%
del prezzo richiesto).
Mentre l’Unione Europea ha richiesto a tutti
i Paesi membri di impegnarsi a realizzare, entro il 2020, solo edifici a energia quasi zero (NZEB, Near Zero
Energy Buildings), sugli edifici già esistenti riqualificare diventerà un
imperativo categorico: da un lato per dare
nuovi impulsi al mercato delle compravendite, dall’altro per offrire
opportunità lavorative al comparto dell’edilizia. Senza contare che il
miglioramento degli immobili già esistenti in quartieri in cui è presente una
rete di servizi pubblici (strade, mezzi pubblici, ospedali, scuole…) evita la
creazione di cattedrali nel deserto, e di ingigantire il cosiddetto “sprawl”, la dispersione urbana.
«Fenomeno nato negli anni
Settanta e che ha caratterizzato fino agli inizi degli anni Duemila la scelta
preferenziale degli italiani – spiega l’architetto Giovanni La Varra
dello studio Barreca&La Varra
e docente presso l’Università di Udine –
la disordinata crescita delle periferie delle grandi città ha lasciato un
enorme patrimonio dismesso alle frange delle metropoli. In aggiunta alla crisi
dell’edilizia mista (casa-lavoro) e ai borghi in abbandono, un terzo
dell’Italia si sta svuotando e assistiamo al ritorno degli abitanti dentro le
città più grandi.»
La ricerca di una casa
nel 2025
Cambia la città, cambia anche l’acquirente: preparato ed esigente per
quanto riguarda le tecnologie della casa – che deve essere connessa,
contraddistinta dalla domotica e sempre più funzionale a chi passa poco tempo fra
le mura domestiche – ma spesso disorientato e ingenuo per elementi fondamentali
come l’esposizione o la luminosità dell’abitazione: compra la casa senza
interrogarsi sulla tipologia di immobile davvero più idonea alle proprie
esigenze o senza chiedere dov’è il Nord.
Nell’impossibilità di definire un unico modello di abitazione che
tutti gli italiani vorranno comprare nei prossimi anni, quel che è certo è che
il mercato immobiliare ruoterà attorno alla sostituzione: con la progressiva contrazione delle vendite per
investimento, gli italiani che acquisteranno casa lo
faranno al fine di sostituire
la propria abitazione con una migliore, perché più grande, più luminosa,
meglio posizionata o più efficiente dal punto di vista energetico.
«La sfida della ripresa del
settore – conclude Giordano – sta proprio nell’offrire una risposta a
questa nuova domanda abitativa, migliorando gli edifici già esistenti
(cambiando, se necessario, anche la destinazione d’uso) e ripartendo ex novo
laddove non ci siano gli elementi per poter ristrutturare al meglio edifici
poco funzionali.»
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