Sappiamo tutti che i modelli imposti dai
mass media influenzano l’abbigliamento, il make-up o le pettinature che ci
piacciono, ma avete mai considerato quanto influiscano sui nostri gusti
immobiliari? In occasione dei suoi dieci anni di attività, Immobiliare.it
(http://www.immobiliare.it), il più
importante sito di annunci del settore, ha ripercorso i trend degli scorsi
decenni evidenziando come film e TV abbiano spesso determinato le nostre
preferenze in termini di case.
Negli anni ’60 le riviste erano
la principale fonte di ispirazione e, come ancora oggi si fa quando si va dal
parrucchiere con la foto della nostra diva preferita, con le loro pagine in
mano si richiedeva ai professionisti di riprodurre gli stessi ambienti.
Arrivarono poi gli anni ’70 e le
moltissime serie televisive ambientate in villette singole che diventano loro
stesse protagoniste dei set. Cosa sarebbe Happy Days senza la casa dei Cunningham o la Famiglia Bradford se ambientata in
un normale condominio? Fu così che anche in Italia scoppiò la passione per le
case unifamiliari, magari non gigantesche, ma con un giardino indipendente e
localizzate in periferia. Col passare degli anni, però, diventarono sempre più
scomode, visto che costringevano i proprietari a lunghi tragitti fra la casa ed
il lavoro, e vennero considerate insicure per l’aumentata delinquenza. Oggi
rivenderle è spesso un problema e, più che un protagonista di Happy Days, ci si
sente di vivere nella Wisteria Lane di Casalinghe
disperate!
A partire dagli anni ’80 il cinema prende
il sopravvento, generando quelli che sono diventati dei veri e propri modelli
dell’architettura, elementi imprescindibili nelle richieste degli acquirenti.
Si pensi al ruolo che hanno giocato film come American Gigolò (1980) e Flashdance
prima (1983), Ghost poi (1990), nella diffusione dei loft
come nuovi spazi abitativi. Vivere in una casa di quel tipo ci avrebbe fatto
sentire talentuosi come Jennifer Beals, belli come Richard Gere e amati come
Demi Moore e Patrick Swayze. Non avremmo però dovuto richiedere un mutuo per la
prima casa: tecnicamente il loft è un locale commerciale e, in virtù di ciò,
non ci si può risiedere.
Alla fine degli anni ’90, e la
tendenza è ancora oggi più che attuale, la Carrie di Sex and the City ha convinto le donne di mezzo mondo
dell’indispensabilità di una cabina armadio gigante in cui ostentare il proprio
guardaroba, con buona pace dei compagni che si possono consolare con il garage,
sempre più attrezzato e degno delle auto di Fast and Furious.
Ancora seguendo modelli mediatici, negli
ultimi anni la cucina, prima ridottissima e quasi sparita dalle case
italiane a favore degli angoli cottura, ha assunto dimensioni sempre
maggiori diventando un tutt’uno col soggiorno. Per le precedenti generazioni
quello in cui si preparava da mangiare era un ambiente da tenere quasi
nascosto, ma loro non conoscevano Gordon Ramsey! Il successo di programmi come La prova del cuoco prima e Masterchef poi hanno spinto gli
acquirenti a volere cucine belle oltre che funzionali, da esibire come uno
status symbol.
«Rispondere
a questi nuovi bisogni, o aderire ai nuovi modelli diffusi – afferma l’architetto
Giovanni La Varra, dello
studio Barreca&La Varra
e docente presso l’Università di Udine – porta le persone a perdere il senso della
dimensione. Accade sovente che ci venga richiesta a tutti i costi un’isola in
cucina o una cabina armadio laddove la planimetria non lascia spazio a queste
soluzioni; o, ancora, che si desiderino oggetti visti su un giornale o in tv
che materialmente non possono essere inseriti all’interno dell’ambiente a
disposizione o che, per la conformazione degli spazi, non avrebbero alcuna
funzionalità.»
Quali saranno le nuove tendenze
dell’abitare? Il film dell’anno dovrebbe essere Star Wars – il risveglio della forza, pretenderemo forse di
vivere in una riproduzione della Millennium Falcon per sentirci come Ian Solo?
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