L’8 novembre il tifone Haiyan, formatosi 6 giorni prima al largo dell’ Oceano Pacifico, in Asia, ha raggiunto e devastato le isole Filippine toccando terra a Guiuan, città della provincia di Samar, una delle più colpite dalla furia del tifone.
La reazione delle associazione umanitarie è stata immediata, soprattutto nei confronti della popolazione colpita con la promozione di attività per il sostegno a distanza. Dallo scorso venerdì, le onlus e le associazioni non profit in Italia e nel mondo si sono mobilitate per prestare soccorso alle vittime del tifone Haiyan che ha seminato morte e devastazione nelle province di Samar e Leyte, nelle isole Filippine. Purtroppo, gli atti di sciacallaggio successivi al passaggio del tifone non sono frequenti soltanto tra le città filippine più colpite e in preda alla disperazione, ma anche in Europa, dove il rischio di truffe è sempre dietro l’angolo.
Il tifone che si è abbattuto sulle Filippine in questi giorni è stato classificato come il peggiore che il mondo abbia mai conosciuto. Il tifone Haiyan appartiene alla categoria 5 (disastroso) della scala Saffir Simpson, usata per misurare l’intensità dei cicloni tropicali. 445 km/h è la velocità massima raggiunta dai suoi venti, mentre le onde con cui avrebbe investito la costa delle Filippine si sarebbero assestate su una altezza media di 6 metri, anche se nelle aree più orientali il litorale è stato temporaneamente sommerso a causa di un’onda di tempesta che ha raggiunto anche altezze di 9 - 10 metri. A Surigao, in sole 24 ore il tifone avrebbe rovesciato circa 250 mm di pioggia, con punte superiori in altre regioni.
Le stime sui morti ancora sono incerte; quelle riferite dal capo della polizia regionale Elmer Soria parlano di 10 mila morti e la devastazione dei territori colpiti è estrema; L'Onu stima che siano in realtà 10.000, un numero considerato "troppo alto" dal presidente filippino Benigno Aquino. Una settimana dopo il passaggio di Haiyan non è quindi ancora chiaro quante vite umane la tempesta abbia spezzato.
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