Una breve guida che illustra i
possibili vantaggi del marketing esperienziale per le aziende in
tutti gli ambiti di promozione e di vita quotidiana sia all'interno
che all'esterno dell'azienda.
Teorizzato da Bernd Schmitt, professore
alla Columbia University, il ‘marketing esperienziale’ è così
chiamato in quanto si basa più sull’esperienza del consumo che sul
prodotto in sé; per intenderci, non è ritenuto importante il
prodotto “shampoo”, ma l’esperienza “lavarsi i capelli con
quello shampoo”.
Obiettivo primario della strategia di
marketing, applicata in ogni ambito, sarà allora quello di
individuare che tipo di esperienza valorizzerà al meglio il
prodotto: secondo Schmitt esistono cinque diversi tipi di esperienza
(da lui detti SEMs, o Strategic Experiential Modules):
- SENSE experiences ovvero esperienze che coinvolgono la percezione sensoriale;
- FEEL experiences ovvero esperienze che coinvolgono i sentimenti e le emozioni;
- THINK experiences ovvero esperienze creative e cognitive;
- ACT experiences ovvero esperienze che coinvolgono la fisicità;
- RELATE experiences ovvero esperienze risultanti dal porsi in relazione con un gruppo.
Il manager potrà costruire per i
consumatori queste esperienze mediante il communication mix ovvero
l’insieme degli strumenti che parlano della marca, inclusi siti
internet, punti vendita, stand e allestimenti
fieristici, staff e personale.
Naturalmente, questi cinque tipi di
esperienza potranno essere combinati tra loro a formare “esperienze
ibride” o “esperienze olistiche” (nel caso in cui vengano
combinate tutte e cinque).
Il marketing esperienziale, che si
differenzia dal marketing tradizionale per il fatto di costruire
marche che interagiscono con le vite reali dei clienti, può venire
in aiuto in diverse situazioni, ad esempio per rivitalizzare una
marca in declino o per creare ex novo l’immagine e l’identità di
un’azienda.
Come già accennato, una delle tendenze
del marketing esperienziale riguarda lo spazio del punto vendita
oppure quello dedicato all'allestimento fieristico durante un evento.
Il pubblico, ormai stanco della fredda
virtualizzazione promossa dalla tecnologia, sembra aver riscoperto
l’importanza del contatto umano e lo ricerca anche nel punto
vendita, con il quale vuole instaurare un rapporto partecipativo ed
emozionale.
Ecco allora che il punto vendita e
l'azienda risponde dotandosi di strumenti comunicativi e di
attrazione basati sulla stimolazione di tutti e cinque i sensi del
cliente.
In particolare: vista e udito, pur
rimanendo i sensi principalmente coinvolti, sono oggi affiancati
dall’olfatto, in quanto sembra che odori e profumi giochino un
ruolo fondamentale sia nella fase di accostamento al prodotto sia
nella fase di ricordo; il cliente, poi, all’illuminazione al neon
preferisce le luci soffuse e i colori tenui.
Fondamentale appare, dunque, il ruolo
del design nella ridefinizione del punto vendita e dell'immagine
aziendale, si parla oggi di come nella nostra ‘cultura
dell’artificiale’ l’impoverimento sensoriale sia dovuto a due
spinte: da un lato, alla de-corporalizzazione cui ci spinge la
tecnologia; dall’altro, al frastuono sensoriale che domina i luoghi
pubblici e il mondo dei media.
La progettazione deve quindi operare
allora nel senso di una ricostruzione sensoriale, creando ambienti in
cui i cinque sensi cooperino armoniosamente alla percezione, anziché
venire narcotizzati (per mancanza di stimoli) o storditi (per eccesso
di stimoli).
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